Massaggio: due corpi, una mente
“Massaggiare non è far danzare le mani sul corpo di una persona: è danzare con l’anima di una persona”
di Dario Montorfano
Si può dare una definizione precisa della persona umana? Sappiamo cosa siamo? Sappiamo di cosa siamo fatti? Sappiamo di quante cose siamo composti?
Che cosa sappiamo di noi stessi?
Tante domande, tra loro per altro simili e concatenate: una risposta? Diciamo che, in parte, sappiamo la risposta ma in parte ci sfugge. C’è sempre un pezzo del puzzle che manca, che scivola via dalle mani.
Ci piace pensare che ci siano sempre, in un modo o nell’altro, risposte facili alle domande difficili perché ciò ci rassicura; ma le risposte ai quesiti fondamentali dell’uomo non esistono; o meglio: esistono ma sono incomplete.
Quando nei primi del ‘900 nacquero la chimica e la fisica moderna, molti scienziati eminenti si scontrarono con un fatto: studiando nel dettaglio le reazioni della materia nel suo intimo, risultava sempre un “difetto” dovuto dal fatto che la somma dei pesi dei singoli componenti è di fatto leggermente superiore al peso dell’agglomerato finale. Non ci addentreremo ovviamente su una spiegazione del “principio del difetto di massa” (mass defect), ma essere consci del fatto che una parte della massa venga convertita in energia, trasformandosi quindi in un qualcosa che permette alla massa rimanente di permanere nel nuovo stato di aggregazione, ci permette di comprendere probabilmente meglio il perché della concretizzazione di una intera filosofia che gli occidentali hanno chiamato olistica.
Olismo significa “globale” (dal greco hólos) ed indica la teoria secondo cui “le proprietà di un sistema non possono essere spiegate esclusivamente dalle sue sole componenti, perché la sommatoria delle singole componenti che costituiscono il sistema è sempre maggiore, o comunque differente, del sistema stesso”.
Questa interessante forma di pensiero, pienamente in linea per altro con le scoperte scientifiche dell’epoca in cui venne coniato, venne teorizzato da Jan Smuts nel 1926. Secondo Smuts la natura ha la tendenza a creare aggregati costituiti sì da singoli “frammenti”, ma ove l’aggregato finale è un “intero” che possiede prestazioni superiori.
La maggior parte degli scienziati e filosofi ritengono che i concetti puri dell’olismo siano poco significativi e quindi non utilizzabili nel campo biomedico e scientifico. Altri li giudicano addirittura come non corretti o come pseudoscienza. Alcune forme, comunque, come l’olismo epistemologico e confermativo, sono le correnti principali della filosofia contemporanea.
Presso alcuni settori, però, l’olismo viene anche considerato un nuovo tipo di approccio della ricerca scientifica.
L’approccio al paradigma dell’olistica, infatti, secondo cui “la realtà è un prodotto di una complessa e reciproca interazione tra le parti che la compongono”, può far venire spontaneo chiedersi: non è che, forse, non riusciamo a rispondere pienamente a quelle domande proprio perché alle parti che compongono noi stessi manca “un pezzo”? E proprio perché tralasciamo un “pezzo” non riusciamo a ricostruire il quadro completo delle risposte alle domande di cui sopra?
Ovviamente non è mia intenzione né addentrarmi in un dibattito scientifico, né in uno filosofico, né spostare la vostra attenzione sul significato dell’anima, ma vi voglio portare con me in un viaggio.
Facciamo assieme un viaggio verso un principio.
Un viaggio verso un qualcosa che potrebbe portare benessere e, forse, aggiungere un piccolo tassello al quadro che potrebbe, dentro di noi, permetterci di dare una nostra personale risposta alle domande che vi ho posto all’inizio.
Il corpo è un sistema vivo e complesso che deve essere nutrito, in cui convivono sicuramente: la mente, le emozioni ed il nostro personale animo intimo. Ed anche queste tre necessitano di essere nutrite.
Ovviamente tutte e quanto devono essere curate.
Il massaggio potrebbe essere una fonte esperenziale che, alleviando per esempio i dolori specifici del corpo fisico, può fondere: corpo, mente, emozioni ed animo, sollevandole e nutrendole contemporaneamente.
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La pelle
Con una superficie di circa 2 metri quadrati ed un peso di più di 5 chili, la pelle è l’organo più esteso del nostro corpo ed è quello a cui, probabilmente, dedichiamo meno cura e attenzione (eccezion fatta per alcune aree ristrette e ben specifiche).
La pelle ha l’importantissimo compito di rivestire il nostro organismo, proteggendolo da: agenti esterni, disidratazione, lesioni e sbalzi termici.
La pelle è il nostro biglietto da visita con cui ci presentiamo al mondo. Essa, infatti, dice molto di noi: parla della nostra etnia, dice che professione svolgiamo, se stiamo bene fisicamente e psicologicamente. È un libro aperto sul nostro stato d’animo e sui nostri problemi di salute; qualsiasi sensazione intensa, che sia essa negativa o positiva, può manifestarsi attraverso la pelle.
La pelle svolge anche un importante ruolo psicologico: poiché è l’indicatore più visibile della nostra salute, la condizione della nostra pelle influisce su come ci sentiamo con noi stessi e su come gli altri ci vedono; quando la pelle è sana e senza problemi, riesce a svolgere meglio la sua funzione e noi ci sentiamo più a nostro agio e abbiamo maggiore fiducia.
L’epidermide è un tessuto di confine, che ci unisce e ci separa dal resto del mondo. Diventiamo consapevoli della sua presenza sia quando desideriamo un contatto fisico, sia quando ne siamo infastiditi.
La pelle è dunque il limite esterno del Sé e, al contempo, è uno strumento di percezione e comunicazione: attraverso l’epidermide, lo strato più superficiale della pelle, il nostro organismo sente, accoglie, sperimenta, entra in contatto con l’altro e con l’ambiente circostante; ma attraverso di essa il nostro organismo esprime anche emozioni ed affettività, in uno scambio con la realtà esterna costante ed irrinunciabile.
La pelle riesce, quindi, a svolgere perfettamente e contemporaneamente più ruoli, molti dei quali sono fondamentali per la nostra salute e il nostro benessere:
- Regolazione della temperatura: la pelle suda per raffreddare il corpo e contrae il sistema vascolare nel derma per conservare il calore.
- Controllo delle sensazioni: le terminazioni nervose della pelle la rendono sensibile a pressione, vibrazione, tocco, dolore e temperatura.
- Rigenerazione: la pelle è in grado di guarire e proteggere le ferite.
L’importanza della memoria dermica
Nel nostro essere esiste una memoria antica, precedente a quella cerebrale: la memoria dermica.
Fin dai primi istanti dopo la nascita, le modalità attraverso cui il neonato viene tenuto, carezzato, massaggiato, ed anche l’intensità percepita del tocco, la sua durata e la sua qualità tracciano una memoria somatica indelebile e strutturano un linguaggio emozionale profondo, assolutamente personale.
Se il corpo del neonato viene coccolato e massaggiato, il bimbo, crescendo, imparerà istintivamente a riconoscere la propria fisicità e a darle valore. Se viene accolto e amato, egli si permetterà di accogliere e amare sé stesso. Se le sue emozioni negative (pianto, dolore, rabbia) ricevono ascolto, venendo cullato o carezzato, egli si permetterà di ascoltarle senza reprimerle.
Possiamo intuire, pertanto, che il corpo è la rappresentazione della nostra storia e porta su di sé tracce del passato e dei vissuti trascorsi.
Un po’ come una cartina geografica, la pelle che copre il corpo ci indica dove sono localizzate le esperienze e quali le emozioni ad esse associate: è una vera e propria memoria profonda.
Il massaggio
Tutte le premesse – doverose – di cui sopra, ci sono servite per portarvi a comprendere perché il massaggio dovrebbe essere una pratica accessoria a qualsiasi percorso di crescita personale ed uno strumento che ognuno di noi dovrebbe utilizzare per proseguire nel proprio viaggio interiore. Un ulteriore incentivo a questo ci viene dall’esempio delle tradizioni dei popoli orientali, dove la pratica del massaggio è basata su rituali che hanno secoli di storia.
Io faccio il massaggiatore da parecchi anni e, nel tempo, ho riscontrato che poche volte le persone vengono a ricevere un massaggio con regolarità, mostrando di ignorare che, come per ogni tipo di pratica o terapia, è difficile riscontrare benefici duraturi se non c’è una continuità.
Molte revisioni su diversi studi scientifici pubblicate negli ultimi anni hanno ulteriormente avvalorato la tesi secondo cui il massaggio nel lungo termine allevia meglio il dolore rispetto a chi preferisce la sola strada degli antidolorifici, ed a differenza della sola fisioterapia e dell’agopuntura, la terapia del dolore cronico svolta tramite massaggi risulta essere più benefica.
È stato infatti stabilito che il massaggio, oltre a ridurre il dolore fisico, migliora l’ansia ed una percentuale importante di soggetti di studio hanno visto anche migliorare notevolmente la qualità della propria vita in termini di salute.
Non si sa di preciso perché il massaggio – coinvolgendo la manipolazione del tessuto molle –, allevi il dolore, e non è sicuramente una nuova forma di anti-dolorifico, ma è stato stabilito un nesso importante sul fatto che i soggetti che vengono regolarmente massaggiati vedono più velocemente ridurre le infiammazioni locali – favorendo il processo biogenesico del muscolo scheletrico – e hanno una visibile riduzione dei livelli di stress andando ad abbassare nel lungo termine le sensazioni di depressione, ansia. In questi soggetti si nota anche una tendenza alla progressiva riduzione della produzione di cortisolo inducendo infatti una reazione di rilassamento con un aumento dell’attività del nervo vago.
Ma qual è la ragione per cui le persone sembrano poco abituate a farsi massaggiare, nonostante le evidenze dei suoi benefici?
Come altre volte, qui posso esprimermi solo in base alla mia esperienza personale.
Le persone ricercano il massaggio per ragioni abbastanza comuni: perché lo prescrive il fisioterapista o l’osteopata per il mal di schiena o dolori fisici vari; perché lo consiglia lo psicologo o lo psicoterapeuta; perché vivono un periodo di forte stress o per stati di insonnia e hanno sentito parlare dei massaggi rilassanti. Nel tempo, tuttavia, ho riscontrato che le persone non manifestano solo un aspetto che deve essere curato o, comunque, considerato; le persone manifestano principalmente un bisogno di attenzioni e di cura nel loro complesso.
Avendo intuito la necessità delle persone nell’essere curate nel loro complesso, alle volte ne ho chiesto conferma e molte persone hanno riconosciuto che in realtà avevano bisogno di sentirsi coccolate e avevano bisogno di ritagliarsi un proprio momento, nel quale affidarsi ad una persona che si prendesse cura di loro. Il massaggio diventa quindi un’ulteriore chiave per comprendere sé stessi prendendosi cura di sé stessi.
Io utilizzo varie tecniche per fare i trattamenti di massaggio e le uso in base alle caratteristiche della persona e in base alle richieste che mi vengono fatte, tuttavia mi rendo sempre più conto che è il tocco ed il contatto è ciò che le persone apprezzano di più del massaggio, e da cui traggono maggior beneficio.
Ho avuto modo di dire più volte che ogni tipo di percorso, o di esperienza, sono per me un’opportunità per fare un “viaggio appassionante”. Durante il percorso di massaggiatura, infatti, si effettua un “viaggio”; questo “viaggio” è sempre un percorso di conoscenza di sé. Ad ogni passo si scoprono cose nuove che ci riguardano e spesso emergono aspetti nuovi ed inaspettati, ed a volte sorprendenti.
Fare nuove scoperte può spaventare, ma se invece si parte con lo spirito di considerarlo come un “viaggio avvincente”, allora possiamo ritenere valga la pena iniziare anche un percorso del genere.
Accade spesso, poi, che al termine del “viaggio” si scopre di essere una persona nuova o, quantomeno, diversa da come pensavamo di essere. Non a caso uso qui il verbo “pensare”, poiché molto spesso noi crediamo (o qualcuno ci ha fatto credere) di essere un certo tipo di persona, quando invece, dopo nuove esperienze e nuovi percorsi, capiamo di essere assai diversi.
Come approcciarsi a un massaggio
Per vivere al meglio un massaggio ritengo necessari alcuni elementi:
Fiducia
La fiducia è importante perché puoi permetterti di abbandonare ogni difesa. Il primo effetto benefico e tangibile della fiducia è che fisicamente, a livello muscolare, permetti al massaggiatore di lavorare liberamente e in profondità.
Quando ti affidi, puoi dedicarti a “sentire e percepire”, perché non sei impegnato a controllare.
Quando sei nella fiducia e in un ambiente dove ti senti a tuo agio, metà del lavoro è già fatto.
Disponibilità
Un altro aspetto basilare per ottenere il massimo da un massaggio è rendersi disponibili al “sentire”. Con questo termine intendo il saper cogliere e il lasciarsi andare al flusso di emozioni e sensazioni, qualsiasi esse siano, che emergono durante il trattamento. Esse vanno accolte senza darne una definizione e, soprattutto, senza formulare dei giudizi, cosicché le emozioni e le sensazioni non siano etichettate come negative o positive.
Abbiamo detto sopra quanto importante sia la pelle e come la nostra storia emotiva sia in qualche modo “scritta” sul nostro corpo: quando si riceve un massaggio è saggio ascoltare il tocco del massaggiatore sul nostro fisico. Questo ascolto neutro e senza giudizio, quasi fosse “l’osservazione del testimone” che osserva senza farsi coinvolgere, consente di non perdere quanto emerge e, nel contempo, consente alla mente di stare impegnata.
Per sua natura, la mente rimane sempre attiva e impegnata in qualche modo. Per portare l’attenzione della mente sul corpo, si attua una sorta di trabocchetto: la si impegna su ciò che si sta facendo in quel momento. Lo si può fare ponendo attenzione al respiro, quando si pratica yoga o altre attività fisiche; lo si può fare mentre si svolgono attività manuali.
Nel caso del massaggio, si richiama la mente sulle sensazioni che il tocco fa emergere: in questo modo il massaggio diventa un momento meditativo, tant’è che il respiro si può sincronizzare al massaggio, esattamente come in una pratica yogica i movimenti sono in accordo con lo il respiro.
Nessuna aspettativa e nessun giudizio
Quando non si hanno aspettative, si rimane aperti al tutto e si vive il momento senza un obiettivo (necessario solo nel caso in cui il massaggio debba assumere caratteristiche più mediche). Infatti, quando viene prefissata una mèta, è come se camminassimo con lo sguardo puntato al risultato che vogliamo ottenere. Camminare con uno scopo preciso rischia di farci trascurare tutte quelle sensazioni ed emozioni, che spesso si presentano come piccole sfumature, ma che a volte possono essere molto preziose per il percorso di crescita personale.
Ritengo che il modo migliore per ricevere i maggiori benefici da un massaggio sia quello di prendersi tutto il tempo necessario, e anche di più. Quando si prende un appuntamento per un massaggio, è utile farlo in un giorno e ad un orario in cui non abbiamo fretta per impegni successivi. In questo modo non avremo il timore di fare tardi e potremo vivere pienamente il momento senza preoccupazioni. Così, oltretutto, non verremo catapultati da una dimensione all’altra e potremo dedicarci completamente a noi stessi.
Altrettanto importante è scegliere un massaggiatore di fiducia, poiché la fiducia è fondamentale. Lo ripeto spesso che serve fiducia, perché credo profondamente che essa sia l’ingrediente principe per ogni tipo di lavoro interiore.
Con un approccio libero da preoccupazioni e profondamente fiducioso, si possono percepire molte cose: sensazioni di piacere, sensazioni di disagio (di fatto si è nudi davanti ad una persona che ci sta manipolando), momenti di rabbia causati da lontani ricordi che riaffiorano, intuizioni; si possono manifestare lacrime, risate, un sorriso, un’erezione, il sonno, etc. …
Le reazioni sono sempre soggettive e possono variare di volta in volta.
È infatti importante comprendere che questo tipo di approccio al proprio corpo è libero da ogni “paletto sociale”, da ogni tipologia di giudizio fisico, è indifferente all’orientamento sessuale, e sicuramente non giudicante le naturali reazioni corporee nel caso in cui ci dovessero essere delle reazioni fisiche (l’erezione appunto), ma – al contempo – lo scopo del massaggio non è quello di assecondare tali reazioni. Il rapporto di fiducia che si instaura mettendo il proprio corpo fisico e nudo nelle mani del proprio massaggiatore, esattamente come il rapporto interpersonale di fiducia che si può avere con il proprio terapeuta, permette alle naturali reazioni corporee – nell’eventuale caso in cui dovesse appunto presentarsi per esempio l’erezione – di “retrocedere” esattamente come sono venute, proprio perché: naturali, non cercate e non assecondate. Fiducia, naturalezza e rispetto.
Questo non vuol dire che il massaggio deve essere vissuto come un momento di “serio e duro” lavoro interiore. Bisogna viverlo con leggerezza, che è la cosa più importante, ma ancor di più è importante viverlo come un’opportunità, predisponendosi ad accogliere quello che eventualmente ne scaturisce.
Disponibilità ed accoglienza danno modo di non sprecare questa preziosa occasione di crescita interiore, vissuta con rilassatezza e senza tensione.
Ci sono, infine, altri due aspetti che secondo me sono determinanti per la buona riuscita di un massaggio e che necessariamente non devono essere trascurati o sminuiti:
Il rilassamento finale
È il momento che io considero il più importante del massaggio, come di qualsiasi altro trattamento.
Durante un massaggio si smuovono parecchie cose, sia sul piano fisico che sul piano psichico.
Il momento di quiete finale consente di placare tutto ciò che si è messo in movimento a livello fisico e permette di andare ancora più in profondità a livello emotivo, consentendo di “vedere” con più chiarezza. Possono manifestarsi delle intuizioni in merito alla nostra vita o in merito all’esigenza di una vita più consapevole e sana per noi.
La doccia finale
La doccia è sempre necessaria per i trattamenti che faccio, perché utilizzo olio da massaggi, integrandolo talvolta con una radice polverizzata, come il Calamus.
La doccia serve, sì, per ripulire il corpo e lavare via le tossine affiorate sulla pelle, anche attraverso il sudore; ma essa è principalmente una ulteriore “coccola” che ci si concede come momento finale a completamento di quel tempo che abbiamo dedicato al nostro benessere.
Un percorso di massaggiatura cadenzato nel tempo come principio di vita e come modo per rimanere con sé stessi, nelle mani caldi di un professionista che ci coccola il corpo fino a scioglierlo in un mare di sensazioni.
È un viaggio. E a chi non piace viaggiare?
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